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Non si placa il dibattito sul referendum indipendentista scozzese in programma il 16 settembre 2014. Dopo le parole di Osborne che hanno ribadito l'impossibilita' per la Scozia indipendente di mantenere la sterlina come valuta di riferimento, ora arriva un altro secco e durissimo commento da parte del presidente della Commissione Europea Barroso, il quale ha definito il potenziale ingresso della Scozia indipendente nella UE come "assolutamente non automatico, soggetto a studio preliminare e dal risultato assai improbabile se non impossibile". Queste parole sono fortissime e rafforzano i timori del fronte scozzese pro UK che denunciano come l'improbabile uscita della Scozia dal Regno Unito non solo porti la nuova repubblica fuori dalla sterlina, ma anche fuori dall'intera Unione Europea in un solo colpo, costringendo il popolo scozzese alla situazione di extra-comunitarieta', soprattutto con i loro ex compatrioti inglesi, presso i quali non potrebbero piu' lavorare a meno di non ricevere un visto di immigrazione. Un disastro insomma che dovrebbe far riflettere il fronte indipendentista, finora convito della certezza dell'ingresso automatico della Repubblica di Scozia all'interno dell'Unione Europea. Barroso ha infatti spiegato che il passaggio di ogni nuovo paese nella comunita' del vecchio continente deve essere valutato singolarmente ed approvato da tutti i singoli paesi. Il precedente si e' gia' creato con la Repubblica del Kosovo, sul cui ingresso nell'Unione la Spagna ha esercitato il veto, anche per paura/monito per i propri problemi con i separatisti della Catalogna. Stesso caso dunque si verrebbe a creare nell'applicazione scozzese, su cui di certo l'Inghilterra eserciterebbe il proprio di veto, rendendo la Scozia di fatto un paese extra-comunitario con tutti i problemi connessi. Problemi per il governo di Cameron. Il ministro dell'immigrazione Mark Harper si e' dimesso dopo aver scoperto che la sua colf e' un'immigrata clandestina. Harper e' stato durante il suo incarico protagonista di tanti episodi di forte durezza contro l'immigrazione clandestina (famoso caso dell'immigrato iracheno a cui Harper rispose in diretta di "tornare al suo paese"). Ora il caso e' ovviamente esploso sui media, anche se una nota del governo precisa che la colf di Harper, pur provenendo da un paese extra-europeo e non avendo un regolare permesso di lavoro, avrebbe mentito al proprio datore di lavoro fornendo dei documenti falsi. In ogni caso le dimissioni sono state accettate con "rammarico" e al posto di Harper siedera' il conservatore James Brokenshire. “Sono mortificato”, ha detto un parlamentare conservatore del Regno Unito, dopo aver saputo che una parte di quelle quasi 6mila sterline rimborsate dalla Camera dei Comuni per spese di elettricità sono andate a coprire il riscaldamento delle sue stalle. Dal benessere degli equini a quello dei loro proprietari scesi in politica, quindi: perché Nadhim Zahawi, milionario e fondatore della società di ricerche e di sondaggi YouGov, è uno di quei 340 parlamentari che l’anno scorso hanno chiesto rimborsi per spese di energia e di riscaldamento. Un totale di 5.822,27 sterline per Zahawi, che però è stato messo sotto torchio, nei giorni stessi, da un’inchiesta del Sunday Mirror, tabloid della domenica. “Ho fatto un errore con le mie richieste di rimborso per l’elettricità – ha scritto il parlamentare sul suo sito Internet – e non sapevo che le stalle fossero legate, per quanto riguarda la corrente elettrica, alla mia magione nel Warwickshire”. Così, nonostante ricevesse una sola bolletta, al parlamentare non è venuto alcun dubbio. “Pensavo di riceverne due separate”, ha detto. E così ora la promessa: “Darò indietro il denaro ricevuto e ho già chiesto alla commissione parlamentare che si occupa di queste questioni quale sia il modo per avviare la pratica”. Nel 2012, la House of Commons ha rimborsato, per elettricità e riscaldamento, ben 200mila sterline. Ma ora una soluzione parrebbe esserci e arriva da un altro parlamentare, questa volta dell’opposizione. “Mettiamoli a dormire tutti in una sorta di studentato”, ha detto fra il serio e lo scherzoso il laburista Chris Williamson, eletto a Westminster per il seggio di Derby North. “I nostri 650 parlamentari dovrebbero tutti vivere insieme in un qualche stabile vicino al parlamento, e io ne ho già individuati alcuni che potrebbero essere riconvertiti. Intervistato dal Derby Telegraph, Williamson ha aggiunto: “Sarebbe una cosa buona e giusta e metterebbe a tacere gran parte di quelle critiche che la politica attira a sé quando richiede rimborsi per le spese”. Dal Labour, comunque, non arriva alcuna conferma di un supporto di questa proposta. Ma un’altra deputata, Margaret Beckett, ha commentato: “I parlamentari non sono studenti e non possono vivere tutti assieme. I parlamentari hanno famiglia e già oggi registriamo una mancanza di interesse a entrare in politica da parte di chi ha figli o famiglie numerose”. FC L'accusa è l'uccisione di un talebano con un'arma da fuoco durante la missione in Afghanistan. L'accusato è un militare britannico che ora rischia fino all'ergastolo ed un intero apparato militare e politico ora ragiona su quale sia la giusta punizione per quei soldati che "sbagliano". Il Regno Unito mette in discussione un intero sistema di valori davanti al caso del “Sergente A.”, che una corte marziale ha ritenuto essere l’esecutore materiale della morte di un prigioniero di guerra nel 2011, nella provincia di Helmand. La sentenza è prevista per il prossimo 6 dicembre. I pareri sono ancora discordanti. Il primo ministro inglese David Cameron ha definito il fatto "sconcertante", ma ha comunque ricordato “il grande servizio svolto da questo corpo militare. Non possiamo mettere a repentaglio l’immagine dei marines per questa vicenda”. Ma il partito conservatore, chiamato in queste ore a dare un parere politico sulla questione, si è comunque spaccato tra chi difende il sergente e chi vorrebbe la massima pena. Come Julian Lewis, parlamentare dei Tory per New Forest East: “Nessuna clemenza – ha detto – essere troppo morbidi metterebbe a repentaglio la vita dei nostri militari, che potrebbero essere presi in ostaggio ed essere maltrattati per ritorsione. Siamo di fronte a un’atrocità ma anche a un tradimento del personale militare britannico, che potrebbe essere messo a rischio dal comportamento di guerra di persone che già agiscono al di fuori di ogni legge o convenzione”. Anche tra i militari il dibattito è ampio. Tanti gli appelli che invocano clemenza per il Sergente A. E molti altri militari ora dicono che “la sentenza dovrebbe tenere conto delle straordinarie pressioni a cui il nostro personale è sottoposto nella zona di Helmand”. Come il generale Julian Thompson che, intervistato dalla radio della Bbc, ha detto che “una sentenza addolcita sarebbe appropriata. Le pressioni verso questi uomini sono veramente enormi e più combattono e più sono sottoposti a stress”. Così, allo stesso modo, sempre alla Bbc il colonnello Mike Dewar ha detto che “la società dovrebbe fare eccezioni per alcuni soldati in alcune circostanze straordinarie”. FC Velo si' o velo no. E' questo il dilemma che in questi anni di globalizzazione affligge la maggior parte dei paesi occidentali, che vede la richiesta della comunita' mussulmana, tra l'altro in forte crescita demografica, come un affronto all'emancipazione femminile. Il niqab, ossia il velo che copre il volto ma non gli occhi delle donne mussulmane, e' entrato in questione durante un processo a Londra quando una donna mussulmana e' stata chiamata a deporre e si e' presentata in tribunale con il viso coperto dal velo. In Francia la situazione si e' risolta drasticamente con il divieto di coprire il proprio volto anche in strada dal settembre 2010. La Gran Bretagna pero' non e' la Francia e la proverbiale tolleranza britannica ha fatto scuola in Europa in tema di diritti umani. Ed e' proprio sul rispetto dei diritti umani che l'avvocato difensore della donna ha fatto leva per riconoscerle il diritto ad indossare il suo niqab. Il giudice ha avuto dunque un difficile compito da eseguire e cioe' creare un precedente (vitale nel paese del common law) su cui altri giudici possano ispirarsi in casi simili. Ed il verdetto e' arrivato: per l'identificazione della persona e' stato richiesto l'aiuto di una poliziotta che ha proceduto al riconoscimento dell'identita' della donna in una stanza privata dove la testimone ha rimosso il proprio velo, dopodiché il giudice ha stabilito che sara' possibile per la donna indossare il suo velo durante tutto il processo, ma durante la sua testimonianza dovra' rimuoverlo temporaneamente per permettere la sua identificazione alle parti interessate. Vittoria dunque per i diritti umani che vengono cosi' rispettati permettendo la liberta' di scelta, una scelta essenziale nel paese piu' multiculturale d'Europa. Chissa' se anche in questa materia la Gran Bretagna fara' da esempio per altri paesi. Micro-cellulari. Talmente piccoli da essere scambiati per portachiavi o addirittura per spille. Negli anni '90 e negli anni 2000 la corsa dei produttori di cellulari si e' basata sul criterio di produrre apparecchi sempre piu' piccoli e portatili. Dall'avvento pero' degli smartphones, tutte le dinamiche del mercato sono cambiate. Basta vedere l'esempio dell'I-Phone, che dalla quarta alla quinta versione ha visto allungarsi la sua forma, diventando quindi piu' voluminoso e meno "portatile". Stesso discorso ha coinvolto Nokia e Samsung nell'offerta di smartphones con schermi piu' grandi e piu' evoluti. Eppure c'e' ancora una parte del mercato che richiede cellulari sempre piu' piccoli, addirittura microscopici. E' il mercato illegale delle prigioni, dove chi sta scontando una pena, molto spesso riesce a procurarsi un "microfonino" sul mercato nero. E' diventato cosi' semplice averne uno da scomodare il governo sulla vicenda, una vicenda cosi' grave da far prendere in esame l'idea di bandire la vendita dei microfonini in tutto il Regno Unito. Il progetto in questione vuole rendere, se non impossibile, certamente piu' difficile aver accesso ad un microfonino per i pregiudicati in carcere. E' anche vero pero' che la regola del mercato nero e' sempre quella di superare i vincoli della legge e se si riescono a portare i micorfonini illegalmente in carcere sarebbe sicuramente possibile riuscire a farli arrivare in UK anche se ne fosse vietata la vendita. Da qualche parte pero' bisognera' pur cominciare, e dunque il braccio di ferro tra la legge e contrabbando e' appena inziato. MG Democrazia si', ma questo non significa andare contro la decisione della maggioranza rappresentata da un governo democraticamente eletto. Questa e' la posizione del governo britannico sul fracking, la ricerca di gas sotterraneo che, per via della sua invasivita' sull'ambiente, tanto separa i capitalisti dagli ambientalisti. Fondamentale e strategica secondo i primi, dannosa ed inquinante secondo gli altri. Il premier Cameron, forte rappresentante degli interessi economici della Gran Bretagna, ha piu' volte ribadito la sua forte e decisa posizione riguardo la ricerca di gas, anche incontrando qualche opposizione interna proveniente dalla sua stessa coalizione di governo. E adesso la posizione si fa ancora piu' estrema, quanto dura e' stata la reazione del governo alle proteste degli ambientalisti in Sussex. La societa' Cuadrilla sta effettuando per conto del governo diversi scavi pilota per verificare la presenza di gas nella zona, gli ambientalisti invece, capeggiati dalla leader Caroline Lucas, hanno deciso di bloccare la strada d'accesso alla zona degli scavi. La protesta pero' non e' stata tollerata nemmeno una settimana. Ieri pomeriggio infatti, la polizia aveva gia' notificato lo sgombero ai manifestanti per fondate paure di danneggiamento di proprieta' residenziali e distrurbo della quiete della comunita'. E l'attuazione dello sgombero non e' tardata a venire. Sono stati attuati diversi arresti, incluso quello della stessa Lucas. Il pugno di ferro del governo dunque ribadisce il concetto di prevalenza degli interessi economici e macro-politici sulle minoranze di manifestanti. La partita di Cameron pero' e' appena iniziata, in quanto gli ambientalisti sono ora sul piede di guerra. Certo e' che la politica in Regno Unito e' ben diversa da quella italiana, basti pensare ai disordini della TAV. Chissa' come la prenderebbero in Val di Susa se la polizia arrestasse i manifestanti? Come sempre si scatenerebbe il solito putiferio mediatico, invece in UK regna come sempre la calma serafica dei media. Forse e' meglio cosi'. MG |
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